Haruki Murakami


Quando ho iniziato questo blog pensavo che sarebbe ruotato attorno alla figura di Murakami scrittore, ai suoi libri, alle raccolte di racconti. Ebbene mi sono ricreduta ben presto in quanto mi sembrava di escludere una parte di letteratura (italiana e straniera), così come l'arte (altra mia grande passione insieme alla letteratura) delle quali invece sentivo di avere tanto, tantissimo da dire. Eppure nel giorno del suo compleanno, mi sento di fare un po' di ordine rispetto a quanto scritto precedentemente su di lui e sui suoi romanzi. Certo sembra molto ambizioso confluire il tutto in un unico articolo. Tuttavia prima o poi ci si scontra con questa esigenza. Almeno a me è successo. E questo mi sembra il momento più adatto per farlo. 

Personalmente ho una visione molto terrena dei romanzi e dei racconti di Murakami che sembrano ricostruire la medesima storia. Con questo non intendo dire che ci sia ripetitività narrativa e banalità descrittiva, al contrario trovo che la forza letteraria e stilistica di Murakami risieda proprio nella scelta coraggiosa di creare dei richiami tra un romanzo e l'altro: personaggi che vengono ripresi e approfonditi, luoghi che il lettore già conosce poiché negli stessi ha vissuto avventure straordinarie o tragici momenti di vita quotidiana proprio attraverso personaggi (di romanzi o racconti) letti precedentemente. Un fil rouge che si infittisce quando ad essere ripreso in un romanzo è un personaggio che nel precedente ha valenza simbolica e sul quale i critici e i bookblogger hanno speso pagine e pagine di interpretazioni. Delucidazioni in merito alla questione le potete trovare leggendo le recensioni ad alcune opere di Murakami: qui, qui e anche qui.

Altro aspetto che merita di essere trattato è l'amore in tutte le sue sfaccettature. L'amore è presente in ogni romanzo, in ogni singolo racconto, quindi in tutto ciò che scrive Murakami; è un tipo di amore ascetico che porta a un rinnovamento, a una scoperta. Amore e mutamento vanno di pari passo nelle pagine scritte da Murakami e questo riflette la sua cultura, o almeno parte di essa, quella parte, nello specifico, che vede i cambiamenti come occasioni di trasformazione che coinvolgano tutta la società. 

E concludo, per adesso, con una frase a me cara che vorrei condividere con voi: "Il nostro cuore non è fatto di pietra. La pietra può andare in frantumi, sbriciolarsi, perdere ogni forma. Ma il cuore non può andare  in frantumi. E questa cosa senza forma che ci portiamo dentro, buona o cattiva che sia, possiamo trasmetterla gli uni agli altri senza limiti. Yoshiya, ancora accovacciato sul monte di lancio, si abbandonò allo scorrere del tempo. Da lontano si udiva fievole la sirena di un'ambulanza. Il vento soffiò, fece danzare le foglie d'erba, ne celebrò il canto, quindi cessò. Dio!, risuonò la voce di Yoshiya" (Tutti i figli di Dio danzano, Haruki Murakami).

2 commenti:

  1. Non so se ci siano dei richiami, come dici tu, tra un romanzo e l'altro. Quello che è certo è che la rappresentazione dell'amore da parte di Murakami è molto particolare, molto giapponese, direi, ma perfettamente assorbibile dalle culture occidentali.

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  2. Il modo in cui Murakami riesce a parlare dell'amore e a scriverne mi ha sempre colpita. Forse perché sono attratta dalla cultura giapponese sotto questo particolare aspetto (ma non solo) e quindi vederlo narrato mi appassiona ancora di più. L'amore come rinnovamento. L'amore come attesa. Fisico e non fisico... non so mi piace molto, me lo sento molto mio

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