Il carteggio inedito tra Massimo Bontempelli e Giuseppe De Robertis (parte quarta)

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Riprende, dopo la pausa estiva, il Dossier sul carteggio tra Massimo Bontempelli e Giuseppe De Robertis.


La terza lettera di Massimo Bontempelli a Giuseppe De Robertis risale al maggio del 1947 e racchiude, oltre alla passione che il Bontempelli nutriva per la letteratura, un aspetto della sua personalità: l’attenzione agli esordienti, alle nuove voci che si alzano dal coro. Un animo, quello di Bontempelli, vigile nei confronti di quello che lui stesso chiama la grande avventura del Novecento. Il “non-critico” nella lettera in questione parla del romanzo di Lea Quaretti, Il faggio:

"Da qualche tempo pensavo di scriverti per segnalarti un libro che forse già conosci, e che mi pareva degno della tua attenzione per i "Libri del giorno" in TEMPO; ieri poi ho saputo che te lo ha già segnalato Lisi, e sono ben contento che mi abbia preceduto, ma non rinuncio al proposito di scriverti (si tratta di Il Faggio di Lea Quaretti)"

Si legge più sotto:

"Dicevo che quel Faggio mi pare di additarci nella Quaretti una delle voci più nuove e interessanti che si siano sentite in questi ultimi anni. Sbaglio?"

Il rapporto che lega l'uomo Bontempelli allo scrittore è il fil rouge di questo carteggio ed è un aspetto interessante per capire le contaminazioni del mondo editoriale e giornalistico nella vita privata dello scrittore comasco e per comprendere meglio quella particolare inclinazione del suo carattere che lo portò a ricercare, con tutte le sue forze ma senza ottenere il risultato sperato, fortuna  anche all'estero*. 

Bontempelli conosceva la casa editrice Neri Pozza, che un paio d'anni dopo avrebbe iniziato a pubblicare alcune delle sue opere, e stimava Lea Quaretti**, compagna dell'editore dal 1945 dopo averlo conosciuto  a Venezia.

Romanzo ormai introvabile, se non nelle biblioteche (anche online), Il faggio di Lea Quaretti presenta una scrittura suadente, una dolcezza, quella che si sprigiona dalle pagine del suo primo libro, che accompagna una forza descrittiva impareggiabile per  quel periodo. Il faggio rappresenta un lungo racconto, inizialmente letto da Carlo Betocchi che ne propone la pubblicazione a Vallecchi; tuttavia l'uscita viene poi accolta da Neri Pozza. Il giudizio di Bontempelli, puntuale ed elegante, sottolinea la stima che prova per la scrittrice tanto da segnalarla per la rubrica "Libri del giorno" all'interno del quotidiano Il Tempo

Lea Quaretti aveva colpito non solo Lisi*** e Bontempelli ma anche Enrico Falqui che ne scrisse un elzeviro su La Fiera Letteraria il 25 settembre del 1946. Nel suo articolo Falqui sottolinea da subito l'inclinazione della Quaretti all'indagine dei moti tormentosi e segreti del cuore, attraverso un linguaggio chiaro e distinto, preciso nei dettagli ma nel contempo vivo. Falqui parla anche del mondo poetico della scrittrice, riconosciuto e delineato, esaminato con maniacale esattezza psicologica, da cui emerge una sottigliezza estenuante.

Geno Pampaloni confronta la scrittura dei racconti con quella del romanzo. Pampaloni appoggia la tesi di Falqui secondo cui il romanzo della Quaretti è strutturato come una serie di brevi racconti oggettivati, distesi e proseguiti, in cui la fantasia è rigoroso umanesimo, è libertà.

Il romanzo appare solido e senza sbavature. Ferdinando Virdia ne scrive su La Fiera Letteraria il 17 aprile del 1955 decantandone la scrittura compiuta e senza incertezze. Eugenio Montale, appena dieci giorni dopo la critica di Virdia, ne scrive sul Corriere della Sera parlando della scrittura scientifica de Il faggio.

Non è una semplice intuizione quella del Bontempelli ma è vera ricerca critica e letteraria che trova conferma nella sua stessa arte narrativa, nello sforzo culturale che sarà proprio del saggio Introduzione e Discorsi che tratterò prossimamente.


* Fulvia Airoldi Namer Massimo Bontempelli e la Francia in Heurs et malheurs de la littérature en France, Actes du Colloque de Caen, 25-26 mars 1994, a cura di M. Colin, Presses Univesitaries de Caen, 1995, pp. 187-201).

**profilo critico di Lea Quaretti oltre ad una dettagliata bibliografia è da attribuire a Anna Zamboni pubblicato sulla rivista Studi Novecenteschi, Anno 2001 - n. 2 - Pag. 271-307

*** Nicola Lisi, letterato toscano dell'epoca, collaborò, proprio nel 1947, alla stesura dell'illustre versione del Vangelo, edito da Neri Pozza, insieme a Bontempelli, Diego Valeri e Corrado Alvaro.

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